Mobilità residenziale transfrontaliera nel contesto dell’Unione Europea: il caso del confine italo-sloveno

Ricerca di dottorato

Promotore del progetto: SLORI-Slovenski raziskovalni inštitut
Attuatore del progetto: Devan Jagodic
Periodo di implementazione del progetto: 2009-2011

Il progetto di ricerca si propone di studiare i flussi transfrontalieri di mobilità residenziale che attualmente interessano la fascia confinaria tra l’Italia e la Slovenia e che si sono venuti a creare in conseguenza alle recenti adesioni di quest’ultima alle aree UE (2004) e Schengen (2007). Sotto la spinta dei processi di integrazione europea e del graduale indebolimento delle barriere confinarie che per lunghi anni hanno ostacolato la libera circolazione delle persone tra i due stati limitrofi, da qualche anno a questa parte si assiste ad un crescente domanda di residenzialità da parte di alcune fasce di popolazione italiana che decidono di trasferirsi oltre confine, nelle frazioni rurali del Carso sloveno.

I flussi di mobilità residenziale transfrontaliera si profilano come risultato della suburbanizzazione di Trieste, ossia della dilatazione della città verso le aree periferico-rurali del Carso sloveno. I migranti instaurano con Trieste un rapporto di tipo “elastico”, in quanto quest’ultima continua a rappresentare il contesto in cui lavorano, sviluppano le reti socio-affettive, trascorrono il tempo libero e utilizzano una serie di servizi. In tal senso, essi possono essere definiti come “transmigranti”, caratterizzati dal vivere costantemente “da una parte” e “dall’altra” del confine.

Nel mutato scenario geopolitico, il confine italo-sloveno assume quindi una funzione inedita: da “barriera” a “filtro”, esso sembra finalmente in grado diventare uno “spazio di vita quotidiana”. I flussi insediativi unidirezionali presentano al tempo stesso una serie di aspetti percepiti come problematici (degrado ambientale e paesaggistico, effetti di gentrification, mutamenti sociali ed etnico-linguistici nella composizione della società ricevente), tanto da aver generato un ampio dibattito all’interno dell’opinione pubblica slovena. La mobilità residenziale transfrontaliera si presenta, dunque, come un fenomeno controverso, in quanto porta alla luce una serie di contraddizioni implicite allo stesso concetto di integrazione europea. Da una parte, rappresenta un interessante laboratorio di integrazione “dal basso verso l’altro”, poiché contribuisce a trasformare il confine-barriera in uno spazio condiviso, in cui si incontrano e si confrontano linguaggi, culture e stili di vita. D’altra parte, l’improvviso quanto inaspettato incontro tra diversità precedentemente separate da un confine percepito come forte elemento di contrapposizione può condurre a un’alterazione troppo rapida degli equilibri preesistenti, al punto da far riemergere tensioni o conflitti che si credevano ormai sopiti.

Il progetto di ricerca si divide in due parti. La prima parte propone di fornire al fenomeno studiato un adeguata cornice teorica, inquadrandolo nell’ambito di due diverse prospettive analitiche: le teorie sulla suburbanizzazione e quelle sulle migrazioni transnazionali. La seconda parte prevedela raccolta di dati empirici sul  caso della mobilità residenziale transfrontaliera nell’area confinaria italo-slovena, basandosi su dati sia qualitativi (interviste con testimoni qualificati di vario profilo) che quantitativi (indagine tra i cittadini italiani trasferitesi sul Carso sloveno).

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