Upravljanje jezikovne različnosti v javni upravi

Zaira Vidau
Annales, SLORI, Univerza na Primorskem, Znanstveno raziskovalno središče, Koper, 2015

Il libro è stato pubblicato presso la Casa editrice universitaria Annales in collaborazione con lo SLORI, l’Università del Litorale e il suo Centro di ricerche scientifiche. L’autrice analizza nel suo libro il rapporto tra i concetti di Stato e nazione, in quanto essenziale per comprendere l’atteggiamento adottato dallo Stato italiano e dalle sue regioni, province e comuni nei confronti delle minoranze nazionali e linguistiche. Dopo l’unificazione nel XIX secolo, l’amministrazione pubblica italiana si è sviluppata sul modello di Stato centralizzato tendente all’omogeneizzazione culturale e linguistica. Il sostegno al pluralismo linguistico, infatti, era una minaccia per la stabilità dello Stato. Lo stesso ordinamento della pubblica amministrazione italiana non supporta la diversità linguistica, anche se nel passaggio tra XX e XXI secolo vi sono state importanti novità nell’uso pubblico delle lingue minoritarie e regionali.

Nel passaggio al XXI secolo, infatti, l’Italia ha introdotto un quadro giuridico di protezione delle minoranze che consente di gestire la diversità linguistica negli enti pubblici locali quali regioni, province e comuni. A ciò ha contribuito l’approvazione della legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche n. 482/1999, della legge di tutela per la comunità nazionale slovena n. 38/2001 e di alcune riforme che hanno decentrato le funzioni e competenze agli enti locali, anche in materia di tutela delle minoranze nazionali e linguistiche. Nello Stato italiano contemporaneo, quindi, le regioni, le province e i comuni hanno acquisito un ruolo importante per la conservazione e lo sviluppo delle minoranze in quanto rappresentano gli attori locali che contribuiscono alla formulazione e realizzazione della politica statale. Le lingue minoritarie e regionali sono state così affidate alla gestione degli enti pubblici locali nei territori comunali multilingui. Si tratta di un passo importante benché, in base alla legislazione statale, le lingue minoritarie o regionali non siano diventate lingue ufficiali dello Stato o degli enti pubblici locali multilingui. A livello concreto, il nuovo sistema introdotto ha fatto emergere una serie di lacune e non si è rivelato del tutto efficace nel promuovere l’uso pubblico delle lingue minoritarie e regionali.

Per le minoranze nazionali e linguistiche le politiche di gestione della diversità linguistica applicate dagli enti pubblici rivestono fondamentale importanza, poiché ne condizionano la conservazione e lo sviluppo. Nella presente monografia l’autrice svolge un’analisi di tali politiche mettendole in relazione ai modelli teorici contemporanei applicati alla gestione della diversità. Esse si collocano all’interno del fenomeno di revival etnico presente in Europa come conseguenza della globalizzazione, dei processi d’integrazione europea, delle dinamiche della società postmoderna e delle trasformazioni del ruolo e dell’organizzazione degli Stati nazionali post-tradizionali. A livello filosofico-ideologico, la gestione della diversità linguistica si ricollega al multiculturalismo e agli approcci teorici sull’autonomia culturale e amministrativo-politica delle minoranze nazionali nei modelli statali decentralizzati.

Il libro include il caso studio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia che rappresenta in Italia un caso particolare, poiché, fin dalla sua fondazione negli anni Sessanta del secolo scorso, ha affrontato il tema della pluralità nazionale e linguistica presente sul suo territorio con le minoranze slovena, friulana e germanica. Il caso studio presenta in prima battuta l’ordinamento delle strutture regionali, provinciali e comunali, ovvero l’apparato istituzionale preposto all’attuazione della tutela delle minoranze slovena, germanica e friulana. Il caso studio fa inoltre una panoramica sullo sviluppo storico, la struttura organizzativa e l’attività delle tre minoranze in oggetto. In particolare, il caso studio presenta i contenuti di tre leggi regionali, ovvero la legge regionale n. 26/2007 di tutela della comunità slovena, la legge regionale n. 29/2007 di tutela della comunità friulana e la legge regionale n. 20/2009 di tutela delle comunità di lingua tedesca. L’analisi dell’applicazione della normativa si concentra sull’uso dello sloveno, del friulano e del tedesco in regione, nei comuni e nelle province da parte dei dipendenti pubblici, che utilizzano le varie lingue in forma scritta e orale nelle proprie attività. Questi soggetti hanno raccontato la propria esperienza in materia nell’ambito di una serie di interviste qualitative da cui sono emerse le attività svolte, i punti deboli e le buone pratiche di gestione delle minoranze nazionali e linguistiche in Regione Friuli Venezia Giulia.

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